Approccio strategico

L’approccio strategico
alla Clinica e al Problem Solving

a cura del Dr. Gerry Grassi


L’Approccio Strategico nasce ufficialmente negli anni ‘50 con la fondazione del Mental Research Institute di Palo Alto in California, e si evolve per tutti gli anni ‘60 e ‘70, riconosciuto perlopiù con la denominazione di “Scuola di Palo Alto”.
Ma poiché come direbbe Nietzsche “ciò che contraddistingue le menti veramente originali, non è l’essere i primi a inventare qualcosa di nuovo , ma il vedere come nuovo ciò che è vecchio” ; appare ovvio che questo approccio annovera predecessori molto più antichi:

  • gli Strateghi del’antica Cina, che avevano messo a punto una serie di stratagemmi per risolvere problemi all’apparenza irrisolvibili.
  • I Sofisti che talvolta erano addirittura veri e propri terapeuti, che intervenivano su problemi risolvibili solo mediante la parola quale veicolo di cambiamento.


In una logica strategica, l’intervento di soluzione viene costruito sulla base dell’obiettivo da raggiungere in riferimento al problema presente.
E’ chiaro dunque che per mettere a punto una strategia, dobbiamo avere prima chiaro l’obiettivo da conseguire.

Il concetto di Tentata Soluzione Disfunzionale

Ciò che alimenta i problemi, nella maggioranza dei casi, sono proprio i tentativi fallimentari messi in atto per risolverli e che al contrario finiscono per aggravarli.
L’intervento di soluzione, consiste proprio nell’interrompere questo circolo vizioso o nel sostituire i tentativi di soluzione fallimentari con soluzioni efficaci.
Archimede e Leonardo da Vinci hanno utilizzato continuamente questa logica analizzando i propri tentativi fallimentari attuati per risolvere un problema.

L’attenzione si sposta cioè da un lavoro di ricerca delle cause del passato a un lavoro di osservazione della persistenza dei problemi nel presente.

Si tratta di un passo importante perché sebbene per nostra natura siamo portati a far risalire la verità a ciò che è stato, quindi al passato, non esiste psicologo o problem solver, nemmeno il più bravo, in grado di modificarlo.
La logica strategica quindi si muove nel presente individuando le modalità di formazione e persistenza di un problema: ovvero “come” funziona, piuttosto che “perché”, in modo da interrompere i circoli viziosi disfunzionali o di orientarli in altra direzione.
Il modello di problem solving strategico evoluto a cui faccio riferimento nasce tra la fine degli anni 80 e i primi anni 90 ad opera di  Paul Watzlawick e Giorgio Nardone .
Il modello è stato influenzato dall’approccio ipnotico di Milton Erickson ed i suoi innovativi metodi, dalla Scuola di Palo Alto (come ho detto precedentemente) e dal Costruttivismo.
E’ centrale questo concetto costruttivista nel nostro modo di vedere le cose:

“ non esiste una sola realtà ma tante realtà a seconda dei punti di vista e degli strumenti utilizzati per osservare.”

Relativamente al contributo di Erickson va sottolineato il concetto di Ipnosi intesa come condizione naturale che si avvicenda e si integra alla veglia (e non come vogliono i miti e i pregiudizi uno stato di perdita della coscienza). Spesso infatti attraversiamo stati di suggestione o di trance che ci aiutano a gestire meglio la realtà circostante. L’ipnosi in quest’ottica è uno strumento formidabile per migliorare se stessi e le proprie capacità.
La vita è costellata di eventi problematici per chiunque; la differenza sta nel “come” ognuno di noi si pone nei confronti di tali realtà, poiché ciò condurrà a mettere in atto tentativi che possono guidare non solo alla non soluzione ma addirittura alla complicazione del problema che si vorrebbe risolvere.

L’Intervento Strategico che conduce al cambiamento consiste nel provocare delle esperienze percettive concrete (Esperienze Emozionali Correttive) che mettano nella condizione di provare qualcosa di diverso nei confronti della realtà da cambiare, in modo da aprire così la porta a reazioni differenti sia emotive che comportamentali.

Ognuno costruisce la realtà che poi subisce.

L’ obiettivo in un approccio clinico strategico è proprio quello di condurre il paziente, mediante stratagemmi e forme di suggestione che aggireranno le resistenze, a sperimentare percezioni alternative della vostra realtà.
Ho parlato di resistenza al cambiamento perché ogni sistema complesso in questo mondo tende all’omeostasi, e l’uomo non fa certo eccezione. Ogni sistema tende al mantenimento di se stesso. L’intervento consiste nel far sperimentare delle vere e proprie esperienze emozionali correttive che permetteranno di mettere in pratica il cambiamento.

L’Arte dello Stratagemma è un arte antica, non solo perché è alla base di secolari tradizioni di saggezza, ma soprattutto perché appartiene agli esseri viventi: basta osservare animali e piante per registrare strategie di sopravvivenza, di difesa e di attacco. L’uomo ha semplicemente migliorato quello che da un’eternità la natura gli pone sotto gli occhi. Questa saggezza però va coltivata, le abilità vano esercitate, le conoscenze approfondite.

Un motto cinese ripreso dal Prof. Nardone recita : “Ognuno di noi va a dormire ogni notte con una tigre accanto. Non puoi sapere se questa al risveglio vorrà leccarti o sbranarti”

Con questa metafora la saggezza antica vuole ricordare la relazione che ognuno di noi ha con i propri limiti. Solo cercando di migliorarci costantemente possiamo renderci amica la nostra tigre, in quanto nessuno può evitare la peggiore e la più pericolosa delle compagnie: noi stessi.

Bibliografia
Nardone G., Watzlawick, 1990 – L’Arte del Cambiamento – Ponte alle Grazie, Firenze.
Nardone G., 1993 – Paura, Panico, Fobie Ponte alle Grazie, Firenze.
Watzlawick P., Nardone G., 1997 (a cura di) – Terapia breve strategica 
Raffaello Cortina Editore – Milano
Nardone G., 1998 – Psicosoluzioni Rizzoli, Milano
Nardone G., 2003 – Cavalcare la propria tigre, Ponte alle Grazie, Milano


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