Linee guida anti-stalking

Linee guida anti-stalking
a cura della Dott.ssa Barbara Pagliari

 Art. 612 bis C.P.
“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.

La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.
La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità di cui all’art.3 della legge del 5.2.1992 n.104, ovvero con armi o da persona travisata […]”

Brevemente, potremmo definire lo stalking come una serie di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza, alla ricerca di un contatto nei confronti di una persona (conosciuta o sconosciuta) che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni o comportamenti. Viene quindi descritto  il contesto emotivo e relazionale che si viene a creare tra la vittima e il suo persecutore il quale, nella sua distorta comunicazione, legge le risposte della persona perseguitata come un assenso.

Si tratta quindi di un malinteso relazionale, in cui vi è disparità di percezione tra il molestato e il molestatore circa il significato della relazione che conduce quest’ultimo a non comprendere l’illeicità e l’inutilità dei suoi comportamenti e che lo porta a compiere azioni che vengono percepite come intrusive ma che, al tempo stesso, vengono rinforzate dai tentativi di difesa della vittima.

La condotta dello stalker viene definita come persecutoria non sulla base di un singolo comportamento, ma rispetto alla sua modalità pervasiva e ripetuta nel tempo, tale da indurre nella vittima un grave stress emotivo e un senso di ansia e di pericolo e che comprendono comunicazioni indesiderate (lettere, email, sms, …), contatti indesiderati, attuati con lo scopo di avvicinare la vittima (pedinamenti, appostamenti sotto casa, frequentazioni di luoghi a lei abituali) e infine comportamenti associati, che hanno lo scopo di dimostrare alla vittima l’assoluto controllo al quale è sottoposta (ad es. cancellazione di servizi intestati alla vittima, ordinazione di beni non richiesti, uso della sua carta di credito, …).

Quelli che seguono sono i principali fattori di rischio che aumentano le probabilità che il soggetto che mette in atto queste azioni o comportamenti diventi uno stalker:

  • Gravi violenze fisiche e sessuali, ovvero violenze che mettono in serio pericolo la vita di qualcunaltro o/e che causano lesioni che richiedono cure mediche;
  • Gravi minacce di violenza, di fare del male, di morte, minacce fatte con un’arma, pensieri persistenti e intrusivi di aggressività, veri e propri piani per fare del male;
  • Escalation sia della violenza fisica e sessuale sia delle minacce, entrambe incrementate nel tempo sia in termini di frequenza che di gravità;
  • Violazione di eventuali misure cautelari o interdittive;
  • Atteggiamenti negativi nei confronti delle violenze interpersonali: esprime atteggiamenti religiosi, socio–politici, culturali o credenze personali che incoraggiano, scagionano, giustificano o minimizzano il comportamento abusivo, di controllo e violento, la gelosia e il senso di possesso, gli atteggiamenti di negazione/minimizzazione della maggior parte dei comportamenti violenti e di ogni responsabilità personale sulle azioni violente passate o negazione della gravità delle conseguenze;
  • Precedenti penali;
  • Problemi relazionali: ad esempio separazione dal partner ed elevata conflittualità all’interno della relazione attuale o in quelle pregresse;
  • Problemi finanziari o di lavoro: status cronico di disoccupazione, lavoro instabile e gravi problemi finanziari;
  • Abuso di sostanze: abuso di stupefacenti, di alcool o di medicinali che hanno portato alla compromissione delle funzioni sociali;
  • Disturbi mentali: segnali di grave malattia mentale, sintomi psichiatrici, disturbi di personalità.

 Ma chi sono le vittime? In realtà chiunque di noi può diventare una vittima di stalking, ma vi sono delle situazioni e delle professioni che mettono a rischio più di altri il proprio benessere:

  • Ex intimi: l’intimità di solito è di tipo sessuale, ma non sempre. Queste vittime, in maggioranza di sesso femminile, sono sottoposte ad uno stalking insistente e duraturo e molte di esse non denunciano il fatto per paura che il comportamento diventi ancora più violento o perché temono di non aver sufficientemente chiarito il termine della relazione. La violenza esercitata è direttamente proporzionale con il legame intrattenuto: più questo era profondo, maggiore è la violenza che potrebbe scatenare.
  • Il conoscente occasionale: la vittima ha incontrato accidentalmente il suo stalker. Solitamente le molestie iniziano dopo un incontro casuale, dopo il fallimento di un’amicizia o possono sorgere da una lite tra vicini. Si tratta in maggioranza di uomini e le molestie subite durano meno tempo e sono meno gravi rispetto a quelle subite dalle altre vittime.
  • La vittima per professione e in particolare le cosiddette «professioni di aiuto» (es. medico, psicologo, avvocato, etc…). In questi casi i molestatori fraintendono l’empatia e l’offerta di aiuto come segno di un interesse sentimentale.
  • La vittima per lavoro: comprende le vittime molestate dal datore di lavoro, dai colleghi o dai clienti (rientrando quindi nel campo d’azione del mobbing).
  • Sconosciuti: sono quelle vittime che non hanno mai avuto alcun contatto con il molestatore prima dell’inizio dei comportamenti aggressivi.
  • Personalità pubbliche: in questa categoria le vittime sono di solito persone note nel mondo politico, dello sport, dello spettacolo, o membri di famiglie reali (Es. Andy Warhol, John Lennon, Madonna, …).

Se riconoscete tutto quanto è stato sinora scritto, è probabile che siate vittime di stalking. Che fare quindi? Innanzitutto è indispensabile cercare di evitare qualsiasi contatto con lo stalker, mantenendo un atteggiamento neutro ma deciso circa il desiderio di non avere più contatti con lui ed evitando di manifestare qualsiasi tipo di emozione. Allo stesso tempo dovrete cercare aiuto tra le autorità, informando la polizia locale che si è una vittima di stalking e chiedendo una consulenza legale, informandosi inoltre sui gruppi che forniscono aiuto e supporto psicologico. Sarà poi necessario studiare un piano di sicurezza che consenta di sentirsi sicuri, facendo una lista dei numeri utili, fornendo ad amici, familiari e colleghi informazioni sulla situazione e, ove possibile, una fotografia o una descrizione del molestatore. Infine, ma non meno importante, adottare qualsiasi altra misura preventiva per tutelare la privacy e la propria sicurezza, usando una casella di posta privata, dando il proprio indirizzo solo agli amici più fidati, rendendo sicure porte e finestre, tenendo in macchina una borsa per le emergenze e del denaro, portando con sé un telefono cellulare con attiva la funzione di chiamate rapide o vocali, cambiando spesso le proprie abitudini di vita, parcheggiando in un posto sicuro e ben illuminato e cercando, se possibile, di non viaggiare mai da soli.

BIBLIOGRAFIA

  • Acquadro Maran D., Il fenomeno stalking. Utet, 2012
  • Fremouw WJ, Westrup D, Pennypacker J., Stalking on campus: the prevalence and strategies for coping with stalking. J Forensic Sci. 1997 Jul;42(4):666-9.
  • Gatti G., Codice di procedura penale e leggi complementari. XXV ed., Editio minor, Gruppo Editoriale Esselibri-Simone, 2011
  • Aramini M., Lo stalking: aspetti psicologici e fenomenologici, in Gulotta G. & Pezzati S., “Sessualità, diritto, processo”. Giuffrè, 2002.

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