Perchè gli uomini sono sensibili ai tacchi femminili?

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Perchè gli uomini sono sensibili ai tacchi femminili?
a cura del Dr. Jacopo Campidori

 

dr.campidoriUno studio francesce pubblicato nel 2014 ha dimostrato come i comportamenti degli uomini siano influenzati dall’aspetto esteriore e dall’abbigliamento di una donna.

Per dimostrarlo sono stati effettuati alcuni esperimenti, in cui una ragazza di 19 anni indossava tacchi più o meno alti, per vedere quanto e in che modo le risposte a questo segno estetico venivano influenzate. In ognuno di questi esperimenti la giovane donna, complice dei ricercatori, era vestita con una gonna nera, una maglia bianca, una giacca nera e un paio di scarpe di pelle nera: ciò che cambiava era solamente l’altezza dei tacchi.

Nel primo esperimento la ragazza avvicinava casualmente dei passanti, chiedendo loro di compilare un questionario. Quando la ragazza indossava scarpe senza tacchi, solamente il 40% degli uomini decideva di accontentare la ragazza. Ma quando la stessa ragazza, vestita con gli stessi vestiti, indossava dei tacchi di 5 cm, ecco che magicamente la percentuale saliva a 60%. Ma tutto il “senso civico” maschile usciva fuori nella versione con tacchi di 9 centimetri: in questo caso la percentuale di uomini che si sentivano in dovere di accontentare la dolce fanciulla compilando il questionario saliva all’80%.

Gli stessi risultati si trovano nel secondo esperimento. In questo caso la ragazza passeggiava sul marciapiede, e nel momento in cui si trovava vicino ad un uomo, lasciava cadere un guanto, fingendo di non accorgersene. Anche in questo caso la percentuale di cavalleria è direttamente proporzionale all’altezza dei tacchi. Circa il 60% degli uomini avvertono la donna quando indossa scarpe senza tacchi. Il 78% quando i tacchi sono di 5 cm. Ma il vero risveglio di una coscienza da cavaliere senza macchia si ha con i tacchi di 9 centimetri. In questo caso il 93% degli uomini accorreva in aiuto della donzella in “pericolo” per salvarla dal malvagio drago della sua disattenzione.

Ovviamente uno potrebbe ribattere che gli uomini non sono così facili da manipolare, che le cause sono sicuramente altre, e che una donna avrebbe risposto allo stesso modo. Gli stessi due tipi di esperimenti sono così stati replicati controllando la percentuale di risposte del sesso femminile: i risultati mostrano un totale menefreghismo di queste, tanto che solo il 30% delle donne accetta di rispondere al questionario (che l’intervistatrice indossi scarpe con o senza tacchi) e solo un 50% che fa notare alla giovane ragazza (con o senza tacchi) di aver perso il guanto. Percentuali decisamente inferiori, che non subiscono variazioni al variare dell’altezza dei tacchi. Come volevasi dimostrare, il gentil sesso non è influenzato dalle scarpe di un’altra donna.

Lo studio prevede anche un terzo tipo di esperimento, in cui vengono misurati i tempi di approccio all’interno di un locale: in questo caso la stessa ragazza dei due esperimenti precedenti sedeva sola ad un tavolino, mentre due osservatori misuravano i tempi impiegati dagli uomini ad avvicinarsi per attaccare discorso. I risultati mostrano che questi dimezzavano decisamente quando la donna indossava scarpe con tacco di 9 cm. In media se la donna non indossava tacchi, doveva attendere circa 14 minuti prima di essere approcciata. Il tempo diminuiva a 11 minuti quando i tacchi erano di 5 centimetri, riducendosi ulteriormente quando i tacchi erano di 9 centimetri: in questo caso la donna veniva approcciata in media ogni 7 minuti!

I risultati erano abbastanza prevedibili: i tacchi alti slanciano la figura di una donna, rendendola più attraente, e stimolando di conseguenza il desiderio maschile di conquista, anche in situazioni che apparentemente non hanno alcun fine di tipo sessuale. Ma la domanda è: perchè accade questo?

Forse aveva ragione Lorenzo Licalzi quando, nel romanzo “Il privilegio di essere un Guru”, faceva dire al protagonista del libro: “Ogni uomo è cacciatore. Magari non spara, ma la mira la prende lo stesso”.

La spiegazione è probabilmente da ricercare in natura, dove gli animali con attributi più vistosi, sono quelli con maggiori probabilità di essere selezionati per l’accoppiamento.

Daniel Nettle nel saggio “Immaginazione, pazzia e creatività” porta l’esempio del pavone e della sua coda vistosa. Più questa è grande e colorata, maggiori sono le probabilità che il pavone venga selezionato dalla femmina ai fini riproduttivi. Questo non dovrebbe accadere, dal momento che una coda così vistosa trasforma il pavone in una vittima facile per i predatori (tanto che Darwin in un primo tempo, non trovando una spiegazione, ammise “Sto male ogni volta che guardo le piume della coda di un pavone”). Ma in realtà è proprio questo a rendere il maschio con la coda più appariscente così appetibile: perchè se nonostante questo “handicap” il pavone riesce a sopravvivere, a procurarsi cibo e a non essere ucciso dai predatori, allora deve anche essere decisamente sano: tutte caratteristiche che la femmina desidera tramandare ai propri figli.

Mettendo in bella mostra la coda, il pavone è come se dicesse: “Guardatemi quanto sono in gamba, nonostante questa coda così vistosa, io sono in grado di scampare ai pericoli e a sopravvivere: scegliete me per l’accoppiamento”.

Probabilmente, a livello inconscio gli uomini seguono lo stesso tipo di ragionamento: in qualche modo, nei tacchi alti l’uomo coglierebbe un significato simile, oltre ad un invito di disponibilità, che lo farebbe sentire legittimizzato ad interagire con la donna.

In fondo, volenti o nolenti, siamo pur sempre degli animali, e senza neppure rendercene conto siamo soggetti alle stesse leggi di natura e agli stessi meccanismi automatici.

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