Dipendenza da gioco

Salve, mi chiamo Simona, avrei una domanda da farvi.

mio figlio ha un problema con le macchinette videopoker. Lui dice che non ha niente, che lo fa solo per divertirsi, ma io penso che sia un problema vero, come se fosse una droga. Passa moltissimo tempo a giocare ai videopoker, e spende moltissimi soldi. Lui non vuole ammetterlo ma io penso che sia piu forte di lui, come una dipendenza. Cosa mi consigliate di fare? Ho paura che possa mettersi nei guai. Mi sembra che sia peggiorata ultimamente.

1) Risponde il Dr. Gerry Grassi

Ciao Simona, quello che sta sviluppando tuo figlio è un problema noto e anche piuttosto “moderno”. E’ sempre difficile dare indicazioni in modo cosi indiretto per chi come me ama avere davanti la persona che porta il problema, o le persone che vivono in qualche modo il problema (familiari/parenti).

Per prima cosa dobbiamo pensare che il figlio non sappia niente rispetto a questa richiesta di aiuto per cui dobbiamo ideare una forma di intervento di tipo “indiretto” .

Alcuni aspetti andrebbero però indagati per formulare al meglio l’intervento:

  • L’età del figlio. Non tanto per chissà quale curiosità diagnostica, quanto per capire se i soldi li gestisce da solo o se siete voi genitori a darglieli.
  • Le somme spese (massima e minima).
  • Il modo in cui gioca (quante volte, dove, etc.).

La compulsione basata sul piacere che spinge le persone a giocare in modo irrefrenabile si appoggia a delle credenze ormai diffuse: “più gioco più è possibile che io vinca”, “se non gioco non vinco”, “devo giocare cosi vinco e riprendo i soldi che ci ho speso fino ad adesso”, etc…
E’ ovvio che non possiamo rompere con spiegazioni pseudo-razionali questo tipo di credenze.
E solitamente le spiegazioni e i rimproveri (“Devi smettere di giocare”, “Lo vedi che non vinci mai”, “Non capisco come mai spendi tutti questi soldi nelle macchinette”) non solo non risolvono il problema ma lo mantengono/peggiorano.
Occorre utilizzare una logica che rispecchi quella del problema stesso, ovvero una logica paradossale.

Solitamente in un ottica strategica di problem-solving per interrompere il circolo vizioso/paradossale generato dalla credenza e dalla compulsione occorre mettere in atto una manovra molto particolare ma che va eseguita alla lettera
Occorre dare questa indicazione alla persona che gioca: “Da oggi tu devi giocare, poiché abbiamo capito quanto è importante per te, ma devi farlo in questo modo: devi giocare un euro (una piccola somma frustrante, e per questo occorrerebbe sapere quale è il suo minimo, per calibrare al meglio l’intervento) ogni giorno in 5 momenti diversi della giornata. Vogliamo in sostanza che tu giochi un euro alle 10.00, un euro alle 12.00, un euro alle 14.00, un euro alle 16.00, e un euro alle 18.00.” E’ chiaro che se suo figlio è va a scuola, il rituale va ricalibrato.
Imponiamo di giocare ogni giorno delle piccole somme frustranti in modo da rendere ciò che è un piacere uno strazio.
Ogni giorno devi giocare… ma come te lo diciamo noi… e se come per magia tu non avessi piu voglia di giocare, devi continuare a farlo per un po’. Devi giocare ogni giorno nel modo concordato. Devi giocare ogni giorno. Un euro in 5 momenti della giornata diversi, e in macchinette diverse. Né uno di piu né uno di meno. Un euro per cinque volte ogni giorno. Nel caso in cui tu dovessi vincere qualcosa metti tutto da parte che poi ti diremo cosa farci.

Nella mia pratica clinica ho avuto modo di sperimentare questa prescrizione con effetti pressoché immediati, ma con persone che riconoscono di avere questo problema e vogliono in qualche modo risolverlo. Per cui si tratta di persone che sono disposte a mettere in atto questo “contro-rituale” che porta a trasformare una cosa piacevole in una cosa assolutamente noiosa.

Solitamente un fattore che in qualche modo mantiene e alimenta questo tipo di problemi è il tentativo di soluzione che viene adottato dai parenti/amici nei confronti del problema stesso. Dare attenzione al problema è come sottolinearlo, è come se avesse realmente una grande importanza e quindi un grande potere.
L’indicazione che solitamente viene data ai genitori/parenti di “giocatori compulsivi” è quella di   “osservare senza intervenire”, comportarsi in sostanza come se il problema non ci fosse. E’ una cosa molto difficile da mettere in atto per alcuni, ma è fondamentale poiché, come ci ricorda Oscar Wilde, “è proprio con le migliori intenzioni che spesso si ottengono i peggiori risultati”.

In questo caso non abbiamo molti elementi per poter pensarte che il figlio riuscirà a mettere in atto il contro/rituale, per cui intanto sarebbe necessario sperimentare la condizione asettica in cui genitori/parenti non parlano più del problema e non commentano più in alcun modo quello che il figlio fa. Questo è il modo migliore per “farlo uscire allo scoperto” e fargli ammettere di avere questo problema. Solo allora ci ascolterà.

Sperando di essere stato sufficientemente chiaro saluto e ringrazio per la richiesta di consulenza.

Dott. Gerry Grassi


2) Risponde il Dr. Jacopo Campidori

Cara Simona, come sottolineato anche dal mio collega, è piuttosto difficile dare dei consigli quando non è il diretto interessato a richiederli.

Devi sapere che una delle caratteristiche che danno potere ad una terapia è proprio la motivazione del soggetto: più è grande, migliori sono i risultati. Una buona motivazione aumenta la probabilità di raggiungere dei risultati positivi. Questo è un discorso che vale per qualsiasi forma di terapia, sia essa psicologica che farmacologica.
In questo caso invece la motivazione è praticamente inesistente, in quanto la richiesta è fatta da un familiare.

Non solo: da quello che mi scrivi, si capisce che suo figlio non lo considera affatto un problema, e questo pone dei vincoli seri a qualsiasi tipo di intervento: se il soggetto non riconosce il proprio problema, vuoi perchè lo nega, vuoi perchè non ha preso coscienza della gravità del fatto, vuoi perchè il problema in realtà non sussiste, ogni forma d’intervento è impensabile, per lo stesso motivo di cui sopra.
Ad una mancata presa di coscienza del problema  corrisponde (logicamente) un livello di motivazione pari a zero.

Posso assicurarle che se suo figlio non decide autonomamente di intraprendere un qualche cammino per risolvere il proprio problema, ogni suo intervento non può che essere inutile se non dannoso.

Inoltre accade spesso che i familiari abbiano la tendenza ad aggravare le problematiche dei propri figli. Con questo non intendo dire che il gioco di suo figlio sia “innocuo”. Sto semplicemente valutando ogni  possibilità. E’ innegabile che il gioco d’azzardo sia una brutta bestia, e anche se per il momento fosse solo un passatempo, non è esclusa la possibilità che col tempo possa diventare un serio problema (sempre che, come lei afferma, non lo sia già diventato).

Quello che mi sento di suggerire in questo caso è di parlare a suo figlio: potrebbe suggerirgli l’esistenza di qualche struttura dove si occupano di questi problemi, non solo a livello di terapia, ma anche solo come forma di prevenzione. Ad esempio il SerT (Servizi per le Tossicodipendenze), il servizio pubblico del Sistema Sanitario Nazionale, si occupa di prevenzione, cura e riabilitazione di persone con problemi di dipendenze.
Se suo figlio decidesse che il proprio è un problema che richiede una forma di aiuto, al SerT vengono offerti servizi anonimi e gratuiti. Un colloquio potrebbe quindi esservi utile, anche solo per chiarirvi le idee. Ma, ripeto, è necessario che sia suo figlio a richiedere l’intervento.

Con la speranza di essere stato di aiuto
Dott. Jacopo Campidori

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3 risposte

  1. Dr. Alessandro Morandi ha detto:

    Un’esperienza di ricerca in Toscana (2009) su questo argomento:

    http://www.cesda.net/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=1098&mode=thread&order=0&thold=0

    Alessandro Morandi
    Presidente Associazione 89Rosso – Firenze

  2. rina gentile ha detto:

    Ho bisogno di aiuto ,il mio matrimonio è in crisi totale.Ho due bimbi piccoli ,nn ho più fiducia di mio marito,lui ha problemi di indipendenza da giocco,macchinette e altro .Non ne posso più,sono al punto di odiarlo,il mio amore x lui si è trasformato in odiooo..Non vuole curarsi,cosa faccio.

  3. fabrizio ha detto:

    secondo me il dottor grassi è un pò fuori strada. la vera cura è: rimuovere le ragioni, che poi sono scuse, per cui il giocatore gioca, per poi seguire delle semplici regole (senza presunzione, penso proprio di saperle tutte, scrivetemi pure chiunque voglia :)). sono d’accordo quando dice di giocare 1 euro 5 volte al giorno per farlo sembrare uno strazio, ma sarebbe proprio solo uno strazio e non funzionerebbe, perchè con le tossicodipendenze e la dipendenza da gioco la tendenza è aumentare e non ridurre e il ragazzino in questione, una volta esaurita la volontà di obbedire, giocherebbe velocemente di nascosto o dovrebbe imporsi una disciplina di ferro per il resto della vita, senza quasi MAI risolvere il problema o, se ci riuscisse, passare poi il resto della sua vita triste e/o depresso. cio che ho scritto NON è farina del mio sacco ma datemi comunque retta. perchè? perchè ho smesso così e sto una favola 😉

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